venerdì 23 gennaio 2015

Nuovo Progetto: Educazione Alimentare

Dopo molti mesi di assenza ritorno a scrivere in questo blog, che più che un blog è il mio diario o flusso di coscienza visto che apparentemente non ci sono lettori.
Dopo mesi di cambiamento  (tuttora in corso) sento proprio il bisogno di mettere nero su bianco i miei progressi (beh qualche progresso devo pur averlo fatto no?)
Da circa due mesi sto seguendo un regime alimentare prescrittomi da una nutrizionista per alcuni problemi di salute.
All'inizio lo confesso è stato uno choc! Il primo mese ero molto seccata da questo cambiamento semiforzato al mio stile di vita (cioè per carità non che non fosse necessario un cambiamento. Avevo ed ho ancora un po', seppur parecchio meno, i miei chiletti in più che mi appesantativano e peggioravano sicuramente il mio stato di salute). 
Da una parte ero un po' giù di umore per conto mio, dall'altra avevo poco la testa per pensare a come modificare la mia dieta quotidiana in funzione delle razioni permesse.
Il primo choc significativo per me è stato la drastica diminuzione della quantità di olio permessa: un cucchiaino da té a pranzo e due a cena... E BASTA!
A pensarci non sembra nulla di così assurdo, ma quando ci si trova a pensare come cuocere la carne, condire un'insalata e una vellutata di verdura con soli due cucchiaini, vi assicuro che sale un po' di disperazione.
Poi il primo mese è passato, e i vestiti che da un paio d'anni gravitavano nel mio armadio inutilizzati hanno iniziato a entrarmi di nuovo. Adesso è passato anche il secondo mese e adesso, dopo circa sei chili persi, i miei vestiti mi rientrano tutti e oscillo tra una 44 e una 42 (a seconda di quanto clemente è la casa produttrice).Devo ammettere che questa è proprio una soddisfazione, nonché la fonte di motivazione primaria per continuare a impegnarsi con costanza nel seguire la dieta giorno dopo giorno.
Mi sento piuttosto supportata dalle persone che amo in questa dieta (anche se ho accanto una scatola enorme di cenci zuccherosi a cui resistere), anche se capisco che non tutti si debbano per forza sentire forzati a seguire le prescrizioni a me richieste in mia presenza (Ringrazio comunque che creme alla nocciola varie e gelati al pistacchio siano spariti da casa mia, altrimenti l'arduo compito di non sgarrare sarebbe stato davvero troppo gravoso).
Ho anche ricevuto un delizioso regalo di Natale motivante per fare l'esercizio fisico richiesto: un adorabile quadretto di un'artista inglese. Potete trovare di seguito il suo sito web:
Victoria Stanway art.


sabato 10 maggio 2014

Punti di vista [L'acrobata]

Da sempre credo che la vita sia assolutamente ironica. Quando pensi che qualcosa non potrebbe mai e poi mai accaderti, Lei ti sorprende e ti costringe a ricrederti.
Passi una vita a costruirti le tue idee, i tuoi valori, le tue personali certezze e Lei arriva come una folata di vento e ti fa vedere le cose in un altro modo.
Quelli che una volta ti sembravano degli assoluti, delle verità incontestabili, si manifestano per quello che sono: il più delle volte delle costruzioni della tua mente nate per farti sentire al sicuro, in qualche modo schermata dalla realtà che ti circonda.
In un qualche modo questi scossoni sono anche vivificanti...


In qualche modo ognuno di noi non è che un'acrobata: in equilibrio tra ragione e cuore, tra impulsività e riflessione, fra saggezza e follia. Ma per restare in equilibrio sul filo occorre saper trovare il giusto mezzo perchè come si dice in medio stat virtus.

venerdì 18 aprile 2014

Nelu Pascu

"L´ho visto dipingere tra gli olivi argentati di Ostuni e le palme di Simeri, immerso in un mondo di idee che diventavano all´improvviso colori sulla tela accarezzata dall´azione lenta e sorvegliata della spatola. Alla piccola folla di curiosi che si radunava intorno a lui diceva di Monet, Pissarro, Gauguin cose che risuonavano dentro come una melodia di Puccini. Ma il suo cuore, e i suoi occhi, si accendevano di un aureo bagliore quando dalle labbra fioriva un nome conservato come un tesoro fra i rovelli dell´anima: Vincent Van Gogh. 

  


In quel momento, Nelu Pascu tornava idealmente a stringere il pugno di terra che aveva rubato, un pomeriggio d´estate, sulla tomba del piccolo cimitero in cima alla collina dove il suo mito aveva trovato finalmente pace. Rinvigoriva un rapporto, metafisico e sentimentale, fatto di identica inquietudine, analoghe rabbie, rivalse ottenute per mezzo di un´inarrestabile, quanto tardiva, affermazione della pittura.



Il mare, in lontananza, riecheggiava altre suggestioni: la Grecia che gli era stata generosa di stimoli in un viaggio vissuto come un´avventura; la Sicilia che lo avrebbe accolto con il suo calore, l´eterna bellezza, l´irresistibile mistero. 



Nell´ora più luminosa del giorno, quando tutti erano ormai a pranzo, ne riconoscevi l´ingombrante sagoma fra i tubetti degli acrilici sparsi sul prato e il cavalletto ancora occupato da un grande dipinto. Il volto, incupito, era il presagio di una sfida giunta al suo momento più difficile: un ritratto, un paesaggio, una natura morta, dovevano, insomma, spiccare il volo, come quei gabbiani, evanescenti all´orizzonte, che egli aveva inventato, in un cielo striato di bianchi e di gialli, qualche giorno prima. 



«Io dipingo già quadri astratti, ma, per fortuna delle mie tasche, nessuno li riconosce come tali», disse un giorno a un ammiratore che gli chiedeva, preoccupato, se questo genere potesse in qualche modo interessarlo. Non conosceva, Pascu, le parole che Giorgio Morandi aveva pronunciato davanti alle sue celebri e polverose bottiglie: si può dipingere tutto, basta soltanto riuscire a vederlo. 




Intanto, il profumo dell´aria si arricchiva di quello che prendeva corpo sulla sua tavolozza, fra i grumi di colore palpitanti di vita e subito ansiosi di farsi tono e luce sulla tela cresciuta con intrigante forza, soluzioni sorprendenti, bave di materia nelle quali udivi riecheggiare il respiro del maestrale che accompagna una vela in mare aperto, il verso dei grilli nascosti fra le spighe dorate di un campo di grano, il frusciare sinistro delle foglie degli alberi in una giornata di tempesta.



 
Allora l´occhio cadeva oltre i jeans macchiati e laceri di questo pittore che parlava tenendo la mano destra sul cuore, toccati dalla profondità di frasi uscite come per incanto dal grande scrigno della poesia, nelle quali istantaneamente riconoscevi un uomo vero e un artista autentico. E già nel gesto di portare alla bocca l´inseparabile fiaschetta di grappa, scoprivi la torrida certezza che era stata di Utrillo e Soutine prima di lui… Così, Pascu, si rivelava agli uomini e alle donne di ogni età che lo incontravano per la prima volta, ai molti che, attratti dalla sua figura eccentrica, facevano per avvicinarsi, ignari della scoperta memorabile che stava per attenderli. 



A ripensarci oggi, in questa sera di primavera appena iniziata, è un po´ come rivederlo, solitario, mettere in un quadro il senso del tempo che muta i pensieri e le cose, facendo vibrare gli animi più sensibili come successe a lui quella volta in cui, avvicinato l´orecchio al manto terroso che custodisce le ceneri di Van Gogh, ricevette dalla voce del suo maestro la consegna più difficile, l´unico obbligo davvero immutabile: la vita per la pittura."
Giovanni Faccenda 
 
 


Nelu Pascu nasce a Cosmesti, in Romania, nel 1963. Appassionato d´arte e filosofia, inizia a dipingere nel 1990 grazie agl stimoli e i consigli del maestro David Sava. Studia diseTgno per tre anni con Gheorghe Miron. Dalla metà degli anni Novanta si trasferisce a Padova. Attualmente vive e lavora a Milano. 











Informazioni e immagini da:
Altre immagini su:
 

mercoledì 9 aprile 2014

Progetti per la mia casetta

I giorni passano lenti ma inesorabili. Si avvicina il momento in cui spiccherò il volo e andrò a vivere per conto mio (anzi per conto nostro). Mesi, settimane, giorni al traguardo tanto atteso.


Ogni giorno penso a nuovi piccoli tocchi che potrei mettere nel nostro piccolo angolo di mondo. 
Colori, dettagli, piccoli oggetti che raccontano la mia vita, il mio punto di vista, le mie emozioni e il mio gusto personale.
Amo circondarmi di cose che mi piacciono. L'armonia e l'equilibrio attorno a me nutrono la mia mente di sensazioni positive.


Con il passare del tempo lo stile degli oggetti di cui mi circondo è leggermente cambiato. 
Anni fa preferivo oggetti dalle tinte forti, come rosso nero e grigio antracite, in stridente contrasto tra loro. 
Adesso apprezzo una sinfonia di colori, dal rosso al blu al celeste al rosa, con tanto bianco per riposare gli occhi.



 I post delle prossime settimane e dei prossimi mesi saranno incentrati principalmente sull'home decorating e sui progetti finora realizzati e su quelli ancora in cantiere.


Parola del giorno: Idioletto (da treccani.it )

idiolètto s. m. [comp. di idio- e (dia)letto; cfr. ingl. idiolect]. – Lingua individuale, cioè la particolare varietà d’uso del sistema linguistico di una comunità che è propria di ogni singolo parlante.  


 

sabato 7 dicembre 2013

두부 참치전 * ( Tuna Pancake)

*Cham Chi Jeon
 source
Ingredients:

1 canned tuna
some tofu
1/4 onion finely chopped
2 eggs
2 spoons of flour
1 pinch of salt
Sunflower seeds oil 
Soy sauce



Method:
Beat egg in a bowl and add tuna flakes, tofu,onion and salt. Heat oil in a large frying pan. Spoon tuna mixture onto frying pan in small round shapes, and fry both sides until golden brown.Serve with soy sauce.

Ingredienti:
una scatoletta di tonno
un po' di tofu
1/4 di cipolla finemente tagliato
2 uova
2 cucchiai di farina
salsa di soia 

Procedimento:
Sbattere le uova in una ciotola e aggiungere il tonno ben sgocciolato,il tofu, la cipolla e il sale. Scaldare un po' d'olio in una padella. Versare un cucchiaio del composto in padella, far cuocere da entrambi i lati la frittellina fino a doratura. Servire con la salsa di soia.

martedì 26 novembre 2013

Il nostro futuro?


Ogni volta che leggo il giornale non ci sono mai buone notizie per il mio paese, la mia Italia che malgrado tutto io amo tanto. Oggi sono andata dalla mia cartoleria di fiducia. Dopo una decina d'anni d'attività si trova a chiudere, complice la pressione fiscale che supera il 50%.
Compro alcuni quaderni e altri prodotti a prezzo scontato, visto che tutto era in liquidazione, e torno a casa con l'amaro in bocca.
Non sono che una studentessa, tra non molto dovrei laurearmi e questa è l'Italia che mi attende, piegata da un sistema che esclude i più e ingrassa una casta di parassiti. Penso a tutti gli anni che ho passato piegata sui libri, a tutti quei meravigliosi docenti che ho incontrato nel mio percorso (perchè malgrado la macchina del fango non faccia che insultare la categoria degli insegnanti, in circa quasi 20 anni di vita come alunna, la lista dei buoni insegnanti che ho conosciuto supera di gran lunga quella dei quelli mediocri) e alla passione che hanno alimentato in me per il sapere.
Penso a tutti i progetti, scolastici e non, a cui ho partecipato e all'arricchimento generale che ne è derivato per la mia persona. Penso a quello che faccio ogni giorno per rendere la società in cui vivo un posto anche solo un pochino migliore e vedo tante persone accanto a me fare lo stesso: impegnarsi a fondo in progetti per gli altri, dare il massimo, vivere ogni esperienza con passione e intensità. Vedo l'uomo che amo fare i salti mortali per avere un domani degno di questo nome.
Ma tutto questo a quanto pare non basta. Il terreno si sgretola sotto i nostri piedi e il futuro appare ogni giorno più incerto. Io mi ricordo com'era il mondo quando io ero piccola, diciamo vent'anni fa e vedo che a una generazione di differenza la disillusione si radica nelle menti delle persone. Inermi siamo testimoni del tessuto sociale che si disfa e noi restiamo lì, passivi, senza muovere un dito. E questo mi fa male. Dovremmo protestare. Urlare per le strade. Perchè anche se non fa la differenza, in realtà la fa. Trovo che la sciame umano in silenzio assoluto nelle strade di Istanbul intenti a fissare i monumenti siano il perfetto remake moderno della protesta non violenta di Gandhi: è come se la poesia riscattasse il proprio ruolo secondario per diventare la vera protagonista della vita. Un'ideale può scalfire la superficie di una realtà fatta di violenza e penetrare nel cuore della gente.
E questa è un'idea che conforta, che ti dà un po' di speranza.



lunedì 10 giugno 2013

Glamour & black

La creazione, o forse sarebbe meglio dire le creazioni, che vi voglio mostrare oggi è una parure sui toni del nero.
Nel famoso sacchettone-stock che ho acquistato a Firenze mesi fa c'erano infatti, tra le altre migliaia di cose, due perle schiacciate e una cilindrica, entrambe di colore nero e sfaccettate. Così ho deciso di utilizzarle per realizzare un braccialetto (con delle vecchie perle di colore nero regalatomi da una cara vicina di casa) e un paio di orecchini.


Li trovo perfetti da indossare per un'aperitivo chic con le amiche o per una serata in discoteca. Che ne dite?