lunedì 14 novembre 2011

Die ungebornen Enkel


Georg Trakl (Salisburgo, 3 febbraio 1887Cracovia, 3 novembre 1914) è un poeta purtroppo non molto conosciuto. Peccato perchè le sue poesie sono splendidi graffianti esempi dell'espressionismo tedesco.
La sua vita è segnata da alcune vicende, che diverranno parte integrante del suo immaginario poetico. 
Dotato di un animo mite e tormentato, indebolito dall'uso degli stupefacenti e straziato dal rimorso a causa dell'amore incestuoso per la sorella Grete, il poeta viene, d'improvviso, scaraventato nella grande carneficina di Grodek, con il grado di ufficiale della sanità. Ed è proprio in questo contesto che si troverà ad affrontare un situazione devastante: assistere a una novantina di soldati morenti, da solo e senza medicinali. Questa esperienza lo segnerà irrimediabilmente. Il poeta prova infatti a suicidarsi, ma viene fermato dai commilitoni. Durante il ricovero in un centro psichiatrico, sistemerà i suoi affari e comporrà Grodek, la sua ultima lirica. Il 3 novembre 1914 si suiciderà con una overdose di cocaina.


GRODEK
Am Abend tönen duie herbslichen Wälder
Von tödlichen Waffen, die goldnen Ebenen
Und blauen Seen, darüber die Sonne
Düstrer hinrollt; umfängt die Nacht
Sterbende Krieger, die wilde Klage
Ihrer zerbrochenen Münder.
Doch stille sammelt im Weidengrund
Rotes Gewölk, darin ein zürnender Gott wohnt,
Das vergossne Blut sich, mondne Kühle;
Alle Straßen münden in schwarze Verwesung.
Unter goldnem Gezweig der Nacht und Sternen
Es schwankt der Schwester Schatten durch den schweigenden Hain,
Zu grüßen die Geister der Helden, die blutenden Häupter;
Und leise tönen im Rohr die dunkeln Flöten des Herbstes.
O stolzere Trauer! ihr ehernen Altäre,
Die heiße Flamme des Geistes nährt heute ein gewaltiger Schmerz,
Die ungebornen Enkel.

GRODEK
La sera risuonano i boschi autunnali
di armi mortali, le dorate pianure
e gli azzurri laghi e in alto il sole
più cupo precipita il corso; avvolge la notte
guerrieri morenti, il selvaggio lamento
delle lor bocche infrante.
Ma silenziosa raccogliesi nel saliceto
rossa nuvola, dove un dio furente dimora,
Il sangue versato, lunare frescura;
tutte le strade sboccano in nera putredine.
Sotto i rami dorati della notte e di stelle
oscilla l'ombra della sorella per la selva che tace
a salutare gli spiriti degli eroi, i sanguinanti capi;
e sommessi risuonano ne canneto gli oscuri flauti dell'autunno.
O più fiero lutto! Voi bronzei altari,
l'ardente fiamma dello spirito nutre oggi un possente dolore,
i nipoti non nati.

Traduzione di V. degli Alberti ed E. Innerkofler (Op. cit., p. 323):


La scena della battaglia, luogo di bellezza naturale di boschi, laghi azzurri e pianure dorale, viene descritta come un quadro espressionista esplicitando colori come il rosso il nero, l'oro e l'azzurro.
In questa poesia emergono, a tinte forti, le tematiche portanti della sua opera, ma prima di tutto della sua vita.
La tragedia della guerra non è solo nella morte di chi la combatte ma soprattutto nei nipoti non nati, nella mancata vita futura che non è potuta nascere da quei morti. Al centro c'è l'immagine della sorella del poeta, ombra ondeggiante come in un delirio, che sembra quasi danzare nella schwarze Verwesung, la nera putredine. Anche dalla relazione del poeta con la sorella, non nasceranno figli e nipoti: i due fratelli sono apparentati a quella putredine.

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